3 febbraio 2010

The time is out of joint

"When are we now?" (V.1), chiede Sawyer a Faraday. "Quando siamo ora?". E' questa la domanda simbolo della quinta stagione di Lost. Stagione in cui iniziano quelli che sono stati chiamati "viaggi nel tempo" (benché già nella quarta avessi visto la mente di Desmond spostarsi nel tempo) e che, in verità, sono qualcosa di più e di diverso: una destabilizzazione dell'ordine temporale dell'Isola – o, se preferisci, una riflessione visuale fanta-filosofica sul concetto di tempo. When are we now? Quando siamo ora? In che tempo siamo ora? In quale ora siamo ora? In che punto ci troviamo sulla linea del tempo? Dove siamo ora nel tempo? (Faraday afferma che deve calcolare: "Where are we now... in time", V.2).

Domanda insolita – quale che sia il modo in cui viene formulata o tradotta. Domanda spaesata e spaesante. Che immediatamente segnala come un ulteriore elemento di complessità si sia aggiunto alla narrazione di Lost e alla situazione stessa di coloro che sono rimasti sull'Isola o nelle sue vicinanze .

Non solo il "dove" ma anche il "quando" diventa enigmatico sull'Isola, ora. Ora, nell'ora in cui ci si comincia a chiedere when are we now?, orientarsi è più difficile che mai, e il rischio di perdersi altissimo. Perché è il tempo stesso ad aver perso la sua direzione e il suo orientamento, producendo effetti sull'intero sistema-Lost. La difficoltà di orientarsi vale ora per tutti i soggetti che partecipano al sistema ad alta complessità chiamato Lost. Vale per quelli che sono sull'Isola. Vale per te che segui Lost provando a non perdere i fili del racconto. Ma vale anche per chi mette in scena il racconto, per chi deve governare questo sistema e rischia sempre di perdersi in esso come un ragno nella sua tela. Non a caso sul set della quinta stagione è presente una persona, Greg Nations, che si occupa esplicitamente di "tenere in ordine le linee del tempo": flashback, flashforward e salti temporali.

Ha ragione Jorge Garcia, l'attore che interpreta Hurley, a dire: "Questa stagione è iniziata in un modo folle". Hai ragione tu a dire che qui siamo arrivati al limite. Ma al limite di cosa? Con quale limite sta giocando Lost? Con quale limite giochiamo, noi, giocando con Lost? Se i sistemi complessi – e Lost è un sistema ad alta complessità, non lineare, i cui molteplici elementi subiscono continue modifiche e del quale è impossibile prevedere lo stato futuro – si collocano tra l'ordine e il caos, con la quinta stagione la storia di Lost e il suo racconto (il sistema-Lost) si allontanano sempre più dall'ordine per spingersi al limite del caos. Senza tuttavia sconfinare in esso e nella sua anarchia.

Ilya Prigogine, chimico e fisico russo che ha dedicato studi importanti ai sistemi complessi e al problema del tempo, ha affermato che il tempo è il presupposto del senso dell'universo in quanto ne orienta la caoticità. Quando ti parlo di ordine non mi riferisco dunque a un ordine generico. Parlo di qualcosa di ben preciso, come avrai già capito: parlo del tempo. Di quest'ordine invisibile che chiamiamo tempo. Ma in che senso il tempo sarebbe ordine? In una lettera a Samuel Clarke (filosofo inglese vissuto tra Seicento e Settecento e figura di spicco del circolo newtoniano) il filosofo tedesco Leibniz scrive poco prima di morire: "Per me, ho osservato più di una volta che considero lo spazio come qualcosa di puramente relativo, così come il tempo: è un ordine delle coesistenze, al pari del tempo, che è un ordine delle successioni".

When are we now? è la domanda che sorge quando il tempo come ordine delle successioni salta, si disarticola, si dissesta o esce dal suo asse. When are we now? La sola risposta certa è "Siamo in un 'ora' fuoriuscito dall'ordine delle successioni, un'ora che dunque non sappiamo più quando sia". Daniel Faraday spiega così quello che è accaduto:

Faraday: L'isola immaginatela come un disco che sta girando su un piatto, solo che ora quel disco sta saltando [is skipping]. Qualunque cosa Ben abbia fatto alla stazione Orchidea, io credo che possa averci sganciati [dislodged us].

Miles: Sganciati da cosa?

Faraday: Dal tempo (V.1)

Ascoltiamo questa analogia musicale che rimanda all'immagine del disco con cui si apre l'episodio. Quando un disco "salta", o anche quando la puntina comincia a saltare su un disco, tu che ascolti perdi l'ordine della successione delle parole, delle note, delle frasi e dei brani. Il disco non smette di girare. E tu non cessi, con ciò, di ascoltare. Ma l'ordine-tempo del tuo ascolto è scombinato, perché il tuo ascolto è sganciato dall'ordine delle successioni. Passiamo ora dal disco all'Isola. Che Ben abbia sganciato dal tempo quelli che si trovavano sull'Isola o nelle sue vicinanze nel momento in cui l'Isola veniva spostata non significa che coloro che sono "sganciati" non siano più nel tempo, che siano fuori dal tempo e che il tempo, per loro, abbia smesso di scorrere. Significa, piuttosto, che il tempo dell'Isola ha perso il suo ordine, cosicché i soggetti che si trovano sull'Isola non esperiscono più il suo passare, il suo scorrere come un avanzare progressivo su una linea ("da quando Ben ha girato quella ruota il tempo ha smesso di essere una linea retta per noi", V.11, spiega Miles a Hurley) ma come una serie di salti avanti e indietro su questa linea (o su linee differenti).

Per questo tempo dis-ordinato, dissestato, dis-connesso, vale la formula di Amleto The time is out of joint: il tempo è fuori di sesto, fuori squadra, sconnesso. Il tempo dell'Isola infatti è andato fuori di sesto, out of joint quando Ben ha girato la ruota dell'Isola mandandola fuori dal suo asse. Come dice Christian Schephard, il padre di Jack, a John Locke "la ruota è finita fuori dal suo asse [slipped off its axis]" (V.5).

Josh Holloway, che interpreta Sawyer, ha dichiarato in un'intervista, non senza ironia: "Ora che ci siamo abituati i flashback e ai flashforward, abbiamo aggiunto i viaggi nel tempo per movimentare un po' le cose". All'inizio della quinta stagione, le cose sono più movimentate che mai: prese in un vortice in cui qualsiasi fattore di ordine e stabilità sembra venire meno. Non solo hai, ora, flashback e flashforward che decostruiscono l'ordine temporale del racconto e ti sbalzano avanti e indietro (non ti sei forse chiesta anche tu, almeno una volta, disorientata di fronte all'ennesimo flashforward: Quando siamo?). Ma il contenuto stesso del racconto, ciò che viene narrato (la storia), non procede più secondo l'ordine cronologico: gli stessi protagonisti si trovano, ora, a essere sbalzati avanti e indietro nel tempo.

Ma non è tutto. C'è un ulteriore elemento di complessità nel sistema-Lost della quinta stagione: gli sbalzi temporali del racconto si intrecciano con gli sbalzi temporali della storia senza distinzione alcuna. Pensa al sesto episodio della quinta stagione intitolato 316: è un caso emblematico di questo intreccio. Qui un flashforward (un salto in avanti del racconto) coincide con un salto all'indietro nel tempo della storia. Tutto inizia con l'occhio di Jack Schephard che si apre. Abbiamo l'illusione di essere tornati all'inizio del racconto: il primo episodio della serie si apriva proprio così. Ma in realtà, come scopriamo poco dopo, non siamo davvero tornati all'inizio: siamo di nuovo sull'Isola, ma negli anni Settanta. Lo stesso si può dire per la scena del primo episodio in cui incontriamo, in un flashforward, Faraday sbalzato nel 1977 alla stazione Orchidea. Damon Lindelof commenta così la scena: "Per il pubblico… ora stanno guardando una scena futura un flashforward, perché Faraday non ci è ancora arrivato, il Faraday che conoscerete all'inizio della quinta stagione e che arriva nel gommone non ha ancora fatto le esperienze che stiamo vedendo ora, non è ancora stato nel 1977, quindi è sia un flashback che un flashforward perché è avvenuta nel '77 ma non per Faraday. E' la natura complessa di tutto questo".

C'è un elemento interessante in questo gioco complesso tra tempo del racconto e tempo della storia: il salto temporale all'indietro della storia è, dal punto di vista del tempo del racconto, un flashforward, un salto in avanti. When are we now? Siamo nel futuro e al contempo nel passato. A fare le spese di questo intreccio di flashforward e salto nel passato è proprio l'ora, l'adesso, il now. Perché il salto nel passato è, al contempo, un salto nel futuro. Il tempo non cessa di scorrere, ma scorre in due direzioni opposte – come se il tempo avanzasse e retrocedesse, al contempo. Come se l'ora, il now non fosse semplicemente e solamente presente, ma già lacerato tra il futuro e il passato. Impossibile? Conosci sicuramente la formula di Eraclito panta rei, "tutto scorre". E' una formula essenzialmente legata al tempo, visto che senza movimento e mutazione non ci sarebbe tempo (per Aristotele il tempo è "il numero del movimento secondo il prima e il poi"). Ora, Platone nel Cratilo (402a) riportando le parole di Eraclito, ne fornisce una versione leggermente diversa: panta chorei. Che si può tradurre con: tutto avanza-e-retrocede.

When are we now?

In un'ora, un presente, che non è semplicemente presente. Perché è già, al contempo, passato e futuro. Sintesi all'apparenza impossibile di passato a futuro. Pura fanta-filosofia? No, piuttosto filosofia all'opera in Lost che decostruisce l'idea di tempo come susseguirsi di "ora" semplicemente presenti. Pensa all'immagine con cui si aprono la serie e l'episodio 316 prima evocato: l'apertura dell'occhio di Jack che sbatte la palpebra. E' un batter d'occhio, è un attimo. Ma quest'attimo, questo ora che fugge in un battito d'occhio è già al contempo passato e futuro. O se preferisci, in termini più filosofici: è già abitato dal passato e dal futuro. E' quanto dimostra Derrida nel capitolo quinto de La voce e il fenomeno, e che si intitola "Il segno e il batter d'occhio". E che Geoffrey Bennington riassume alla perfezione in questa formula che è forse il miglior commento al concetto di tempo in Lost: "Il batter d'occhio dell'istante presente (l'Augenblick) è così subito abitato da un passato e da un futuro".

4 commenti:

  • Anonimo

    Salve,
    dall'alto della mia ignoranza filosofica mi cerco prima di rispondere alla domanda 'come'; come hanno fatto a sganciarsi dal dal tempo.
    Poi mi chiedo perchè 'Lost'. Perchè si svolge sulla Terra in un ambiente familiare e non sull'astranave 'Star Trek'? Perche i personaggi hanno una condizione personale di seriosità e non sono comici come in 'Ritorno al futuro'?
    Poi mi chiedo se la relatività del tempo non sia altro che una condizione soggettiva della mente dell'essere umano (potevo evitarmela questa).
    Poi sento la curiosità di conoscere come questa condizione che ci lega al tempo viene interpretata da 'Lost'.
    Cosa accadrà quando il Jack del 1977 che sopravvive all'esplosione, agli anni a venire e alle eventuali vicissitudini incontra il suo se stesso che precipita con il volo 815? Cesseranno di esistere? Quale dei 2 cesserà di esistere? Il vecchio o il nuovo? Ma qual'è il vecchio e quale il nuovo? Gli dirà cosa fare? Gli dirà di suicidarsi? Si suiciderà prima 'lui'? Tutto questo solo perche è capitato nel 1977 e potrebbe letteralmente incontrarsi. Poteva anche capitare qualche milione di anni indietro imprigionato in un blocco di granito?
    Anche per questo mi chiedo innanzitutto 'come' legato indissolubiulmente a 'dove'.
    Filosofi di tutto il mondo per favore spiegatemi tutto questo o non riusciro più a capire quando, dove, come e perchè sono.
    Se fosse possibile .... sganciarsi dal tempo.

    A. Clemente

  • simone regazzoni

    Non saprei da dove cominciare. Sul perché un'isola e non un'astronave come Star Trek, beh ti suggerisco di vedere il film di Star Trek di J.J. Abrams, troverai indicazioni sui paradossi spazio-temporali che possono risultare utili per capire Lost. Riguardo al tempo, c'è tutta una tradizione che lo concepisce come legato al soggetto, ma su questo Lost punta meno.
    Sui paradossi dell'incontro con un altro se stesso, possiamo ipotizzare che entrambi i "se stessi" sussisterebbero. Che cosa si direbbero? Quello che normalmente un soggetto si dice quando si confronta con se stesso: con la memoria del se stesso passato e con lo spettro del se stesso futuro. E' vero che noi ipotizziamo di essere oggi lo stesso soggetto di ieri e lo stesso di domani, ma questa stabilità e continuità non è così scontata. Noi mutiamo e a un certo punto non siamo più quelli che eravamo e nel futuro potrà capitare che non saremo più quelli che siamo.

  • Anonimo

    interessante!

    segui le web serie su:

    http://www.romawebfest.it/

  • Anonimo

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